Descrizione Parrocchia - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
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DESCRIZIONE DELLA PARROCCHIA SACRI CUORI
don Sandro la scrisse nel 2003 in previsione di un Sito Web

Una descrizione innamorata della chiesa che fa comprendere quanta bellezza è presente, anche in Paradiso, nel cuore di Don Sandro che ha amato questa parrocchia e questo luogo sacro con una intensità unica che appare in ogni parola. Buona lettura, anzi buona contemplazione: don Sandro la rilegge con te!

La Parrocchia è inserita nel quartiere che gravita attorno a Piazza Vescovio. L’insediamento abitativo è avvenuto intorno agli anni ’50. La piazza prende nome dalla località “Vescovìo” nella Sabina, a circa 50 Km. da Roma, dove c’è una bella Chiesa di stile romanico con affreschi alle pareti della scuola del Cavallini che è stata cattedrale della diocesi suburbicaria di Sabina e Poggio Mirteto. Le vie del quartiere prendono nome da alcuni paesi della Sabina, o da nomi di musicisti o da alcuni santi la cui memoria viene dalle vicine catacombe di Priscilla.

La Parrocchia è stata eretta il 13 luglio 1950, la costruzione della Chiesa è venuta dopo qualche anno ed è stata consacrata il 18 marzo 1957. Il progetto della Chiesa è degli architetti Mario Paniconi e Giulio Pediconi. E’ a croce latina per una lunghezza di m.48 e una larghezza di m.15; nel transetto la larghezza è di m.25. L’altezza è di m.20. E’ intitolata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria. Il quadro sopra l’altare raffigurante i Sacri Cuori è del pittore Ceracchini. Il disegno del pavimento è  del pittore Adriano Alessandrini e rappresenta il mistero della grazia con al centro la croce, attorno i simboli dei quattro evangelisti e lungo il corridoio centrale vari simboli della passione e altri disegni come colombe che bevono, il pesce dal chiaro significato cristologico. Ci sono poi vetrate artistiche in vetro "dallas" realizzate nel 2000, 50° anniversario della istituzione della parrocchia, raffiguranti il Crocifisso, l’apparizione del Risorto a Tommaso, il Risorto con i discepoli di Emmaus lungo il cammino, le nozze di Cana e la visita di Maria ad Elisabetta. La via Crucis dipinta ad olio su legno è del pittore Sergio Marcelli. Sotto la Chiesa c’è la cappella feriale.

E’ affidata al clero diocesano di Roma. Primo parroco è stato don Cesare Virtuoso. Attualmente ne è parroco don Sandro Amatori, coadiuvato dal viceparroco don Fabrizio Biffi e da don Pablo Caruso, vicario cooperatore. Aiuti esterni per la domenica e i giorni festivi sono Padre Costanzo Cargnoni, e Padre Benedetto VadakKekara, entrambi cappuccini dell’istituto storico presso il Collegio internazionale San Lorenzo da Brindisi e don Davide Pezzoni del Collegio Lombardo di Roma.

La popolazione consta di circa 10.000 abitanti, giacchè gli appartamenti esistenti nel territorio sono 4.100. Nell’ambito della Parrocchia ci sono 3 istituti religiosi di Suore: Le “Figlie del SS.Redentore e della B.V.Addolorata” in Via Poggio Moiano 12, le “Suore Francescane della Misericordia del Lussemburgo”in Via Poggio Moiano 8  e le “Suore Oblate di S.Antonio” in via Ostriana 25. In Via Monte delle Gioie 5 c’è anche una clinica “Villa Mafalda” la cui assistenza religiosa è curata dalla parrocchia.

Quando si è posto l’impegno della realizzazione delle vetrate per ricordare i 50 anni della istituzione della parrocchia, una delle attenzioni impiegate, riguardava i temi da rappresentare. Nel pavimento della chiesa è già raffigurato il tema della salvezza e della grazia. Nel corridoio centrale infatti, attorniata dai simboli dei quattro evangelisti, è raffigurata la croce da cui sgorgano come sette rivoli d’acqua simbolo dei sette sacramenti. Ci sono poi diversi simboli della passione quali la corona di spine, i chiodi, il velo della veronica, i dadi che ricordano il tiro della sorte per la veste di Cristo. Ci sono ancora raffigurate colombe che bevono e colombe che beccano grappoli d’uva. Non manca la raffigurazione del pesce col monogramma di Cristo. Nella vetrata del presbiterio, il tema delle colombe che devono è stato mirabilmente ripreso, unitamente alla raffigurazione di una croce luminosa e di un albero secco che attende vita dall’acqua della grazia e dal sole che splende luminoso. Per le vetrate da istallarsi è pensato di dare raffigurazioni non simboliche che sono di meno immediata interpretazione, bensì di proporre scene facilmente riconoscibili dagli atteggiamenti dei soggetti e dalle scritte poste a calce della vetrata. Il tutto in sintonia con il tema della grazia e della salvezza, evidenziando, appunto nella chiesa dedicata ai Sacri Cuori, contenuti che ruotano attorno alla parola “cuore”.

In tutta la Scrittura, questa parola ha un significato determinante: esprime tutta la persona. Sono state presentate all’artista alcune ipotesi di raffigurazioni, ispirate da brevi citazioni dai vangeli come sono qui di seguito trascritte.

Gv.19,34. «Uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua».
Gv.20.27. «Stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo ma credente».
Lc.34,32. «Ci ardeva il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino quando ci spiegava le Scritture».
Gv.2,5. «La madre dice ai servi: fate quello che vi dirà».
Lc.4,54. «Ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia».

Il motivo dunque che lega fra di loro le varie composizioni è il tema del “cuore”, nominato espressamente o segnalato dal contesto della raffigurazione. Tre vetrate sono riservate a Cristo e due hanno riferimento a Maria. Dal cuore squarciato di Cristo nasce la Chiesa e scaturiscono il sangue della salvezza e l’acqua della grazia. Tommaso è invitato a mettere la sua mano nel costato di Cristo risorto per credere finalmente nella persona di Gesù “Signore e Dio”. I discepoli di Emmaus anziché essere raffigurati a mensa con Gesù che spezza il pane, sono invece rappresentati lungo il cammino a colloquio col Risorto mentre ne sperimentano la presenza attraverso la parola e sentono accendersi nel cuore l’ardore che li renderà annunciatori tempestivi della risurrezione, agli stessi apostoli raccolti la sera di Pasqua nel cenacolo.

Per la figura di Maria: le nozze a Cana di Galilea sono l’occasione per manifestare il suo cuore di madre e la sua sollecita mediazione presso il Figlio nell’ottenere il primo miracolo. La raffigurazione poi della visita a Elisabetta, in casa di Zaccaria, con la proclamazione del Magnificat, descrive il cuore misericordioso di Dio nei confronti dell’umanità, di cui Maria è in qualche modo la prima destinataria e quasi la primizia per tutto il genere umano. Sembra così ben sottolineato il ruolo del cuore: innanzitutto in Dio, evidenziando la sua misericordia; in Gesù, apparizione della benignità del sommo Dio ( Tito 3,4 ); in Maria, aurora della redenzione; nei discepoli che traggono slancio missionario dal contatto con Cristo in un dialogo cuore a cuore.

Le vetrate si inseriscono bene nel contesto della chiesa. Ci auguriamo lo siano altrettanto nel cuore dei parrocchiani: durante la nostra permanenza all’interno della Chiesa, la luce del giorno che filtra attraverso di esse illumini e riscaldi i nostri cuori; durante il buio della sera, la luce della chiesa che emana all’esterno attraverso di esse, sia irradiazione di quel mistero dell’amore di Dio che investe l’umanità di Cristo e di Maria per raggiungere ogni uomo.

Alcune date vogliamo ancora ricordare e sottolineare, riferendo ancora altri dettagli sull’ arredo della chiesa stessa. La nostra parrocchia è stata eretta nel 1950. Il decreto di costituzione, a firma del Card. Francesco Marchetti-Selvaggiani, allora Vicario di Roma, porta la data del 13 luglio 1950. Per quanto riguarda le strutture, a quella data erano funzionanti la casa parrocchiale, le sale per il catechismo e l’attuale salone o teatro che allora fungeva da cappella. La costruzione della chiesa, iniziata nel 1954 veniva ultimata nel’57 e consacrata da Mons. Luigi Traglia, allora vicegerente, il 18 marzo 1957. Seguirono poi negli anni ’60 la dotazione dei banchi, l’installazione dell’organo artigianale “Lo Iacono”, la pittura delle 14 stazioni della Via Crucis ad opera del parrocchiano Sergio Marcelli, il quadro all’altare di S. Rita, la statua lignea di S. Giuseppe, proveniente dalla Val Gardena, la cappella o cripta sotto la chiesa e quanto altro fa parte dell’arredo esistente. La statua della Madonna di Lourdes proviene invece da una edicola che si trovava in prossimità della Villa Chigi ed era circondata dalla devozione dei fedeli già prima della guerra del ’39-’45.

Il resto è storia più recente e alla portata di tutti: la sistemazione del Presbiterio e dell’altare maggiore, rispondente alle nuove norme liturgiche, nel 1970; (la chiesa inaugurata nel ’57, anteriormente al Concilio Vaticano II (1962-65), aveva ancora l’altare rivolto al muro secondo i criteri precedenti alla riforma liturgica. Ad opera dell’architetto Bottaccin fu ristrutturato l’altare e il presbiterio utilizzando i marmi del precedente altare e delle balaustre esistenti per la comunione dei fedeli e per la delimitazione del presbiterio. Nel 1985 la visita del Papa Giovanni Paolo II. Nel 1990, ricorrendo il cinquantesimo di sacerdozio di don Cesare, furono realizzati l’attuale battistero e la vetrata che si trova nel presbiterio. Gli anni successivi, l’installazione dell’organo “Balbiani” a cura dell’organaro Carlo Soracco che si affiancava al precedente organo ampliandone la sonorità e la bellezza.

Per i cinquanta anni della parrocchia e il sessantesimo di sacerdozio di don Cesare, la realizzazione delle vetrate artistiche di cui abbiamo parlato sopra, a cura di Claudio Concas.

Il 2 settembre 2001, don Cesare Virtuoso, primo parroco della parrocchia, tornava alla casa del Padre.
Di lui la parrocchia tutta serba affettuoso ricordo e profonda stima.

Se la nostra attenzione va sovente al Vangelo, per contemplare i lineamenti di Cristo e gli insegnamenti che ci vengono dalle parole e dai fatti narrati, possiamo soffermarci una volta sugli scrittori che ci hanno tramandato la “buona notizia” del Vangelo.
Nelle “visioni” di Ezechiele (1,10) e nell’Apocalisse (4,7-8) sono descritti quattro esseri viventi con le sembianze di uomo, di aquila, di leone, di vitello. La tradizione cristiana, a partire da S. Ireneo (130-202), poi con S. Girolamo (340-420), vi ha individuato i simboli dei quattro evangelisti, dandone appropriata spiegazione. Questi simboli noi li troviamo splendidamente raffigurati nel pavimento della nostra chiesa parrocchiale.

Il volto d’uomo indica Matteo perché il suo vangelo ha inizio con la elencazione degli antenati di Gesù: «Libro della generazione di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» (Mt.1,1)

L’aquila designa Giovanni perché questi, quasi rivestendo ali d’aquila e affrettandosi verso l’alto, disputa del Verbo di Dio; «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv.1,1)

La sembianza del leone, per gli ebrei tipico animale del deserto, appartiene a Marco perché il suo vangelo si apre con l’ascolto della «voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate ei suoi sentieri» (Mc.1,3).

L’immagine del vitello è collegata con Luca che inizia il suo vangelo narrando del sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista, in servizio presso il tempio. (Lc.1,8-11)

Per gli ebrei il tempio è il luogo del sacrificio, mentre il luogo della parola è la Sinagoga; e tra le vittime destinate al sacrificio i vitelli avevano una loro cospicua parte.

Da quanto è stato descritto nasce per noi un invito oltre che a leggere con attenzione e con amore i vangeli, anche a soffermarci qualche volta a guardare sul pavimento della nostra chiesa queste raffigurazioni. E come i nostri piedi poggiano sui simboli dei quattro vangeli, così anche l’edificio spirituale della chiesa che noi siamo chiamati a formare, possa avere la sua base su Cristo e sul suo Vangelo.

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