Gerardo Ronzoni - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
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Funerale del Dottor Gerardo Ronzoni

Il due dicembre del duemilanove moriva il Dott. Gerando Ronzoni.
Don Sandro, che ha celebrato il suo funerale, ha custodito per anni nel suo cuore una profonda gratitudine per quest'uomo generoso e molto competente. Infatti quando don Sandro si ammalò, tralasciando i dettagli medici, ha avuto la "provvidenziale fortuna" di incontrare questo medico dalle grandi capacità e dalle formidabili e pionieristiche intuizioni.

In definitiva nella sua sapienza medica, oltre ad avergli salvato la vita, gli ha regalato quasi quindici anni in più di vita che Don Sandro ha potuto spendere nel suo stile di amore in mezzo a noi fino al giugno scorso (2021).

Ed io mi ricordo e tengo per me gelosamente custoditi quei momenti che hanno segnato nei mesi successivi (settembre 2007) il nostro addio alla comunità dei Sacri Cuori come guide e pastori.

E' passato molto tempo eppure mi sembra ancora ieri: alla memoria dei miei sentimenti quel periodo di travaglio che don Sandro ha sopportato con fede e pazienza insieme a Dio è un ricordo vivo di cui sento il profumo della gratitudione. Anche io porto nel cuore un grazie particolare per questo umile medico che si è occupato di don Sandro come il Buon Samaritano. Don Sandro poi ne ha celebrato il passaggio da questa storia al Paradiso ed ora insieme (dal 15 giugno 2021) condividono la gloria e la bellezza del Volto di Gesù.


Lascio qui sotto le letture della Celebrazione che don Sandro ha scelto per accompagnare Gerardo davanti al Signore. E inserisco anche uno spunto che era presente negli scritti di don Sandro relativi a questo momento. Non so se sono stati letti durante la celebrazione, ma certamente erano nel cuore e nella mente di Don Sandro mentre celebrava le esequie.

Questo materiale, cercato da don Sandro e messo da parte per questo momento di dolore, mostra ancora una volta la ricchezza della sua sensibilità.

Prima lettura :  Dal Libro del profeta Isaia (43,1-3a)
Così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele:
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare,
poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo Salvatore.
Parola di Dio.

Dal Salmo 91

R/  Signore mio rifugio e mia fortezza, in te confido.

Chi abita al riparo dell’Altissimo
Passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido”.    R/

Egli per te darà ordine ai suoi Angeli
Di custodirti in tutte le tue vie:
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.   R/

Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mo nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
lo libererò e lo renderò glorioso.    R/

Seconda lettura: Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4,6b-8)
Figlio mio, è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia
che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno;
non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.   
Parola di Dio.

Alleluja, Alleluja
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore.
Alleluja


Dal Vangelo secondo Giovanni  (20,11-17)
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro di Gesù, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”.
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: “Donna perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” – che significa: “Maestro!”
Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al padre mio e Padre  vostro, Dio mio e Dio vostro”.
Parola del Signore.

Preghiera dei fedeli
Fratelli e sorelle,   l’ascolto della parola di Dio ha illuminato le nostre tenebre  e riacceso la nostra fede.  
Ora, rivolgiamo il cuore al Signore della vita e della misericordia.  

R/ Padre della vita ascoltaci.

1. Nel ricordo del nostro fratello Gerardo che ora è affidato al tuo misericordioso amore;  accogli il bene da lui compiuto in questa vita: fa’ che porti frutto  e sia continuato da altri;   
Ti preghiamo Signore.   R/

2. Sostieni con il conforto della tua presenza, la moglie: Bianca, i figli: Paolo, Alessandro, Andrea, tutti i familiari e gli amici che sono nel dolore;  
Ti preghiamo Signore.   R/

3. Uniti a coloro che da questo defunto hanno ricevuto sostegno e affetto
e sperano di ritrovarlo nella risurrezione finale; riconosciamo segni del tuo amore in tutte le vicende della vita;
Ti preghiamo Signore.   R/

4. Insieme a tutti i giusti che nella rettitudine e nella generosità della vita  
cercano, anche senza saperlo, il tuo volto;  
Ti preghiamo Signore.   R/

5. Nella attesa della venuta del tuo Figlio, fa’che ci impegniamo a promuovere la giustizia, la concordia e la pace con tutti;  
Ti preghiamo Signore.   R/

Padre, amante della vita,   il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno; concedi a Gerardo e a tutti i fedeli defunti  di condividere la sua vittoria  sulla morte e di dimorare sempre nel tuo amore che vale più della vita.  Per Cristo nostro Signore.   Amen.

Riflessione di fronte alla morte
intervista di Mario Palmaro, scrittore e docente italiano (+ 09.03.2014)

“La prima cosa che sconvolge della malattia è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso e in un tempo che noi non decidiamo. Siamo alla mercé degli avvenimenti, e non possiamo che accettarli. La malattia grave obbliga a rendersi conto che siamo davvero mortali; anche se la morte è la cosa più certa del mondo, l’uomo moderno è portato a vivere come se non dovesse morire mai. Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare. Guardi il Crocifisso e capisci che quello è il cuore della fede: senza il Sacrificio il cattolicesimo non esiste. Allora ringrazi Dio di averti fatto cattolico, un cattolico “piccolo piccolo”, un peccatore, ma che ha nella Chiesa una madre premurosa. Dunque, la malattia è un tempo di grazia, ma spesso i vizi e le miserie che ci hanno accompagnato durante la vita rimangono, o addirittura si acuiscono. È come se l’agonia fosse già iniziata, e si combattesse il destino della mia anima, perché nessuno è sicuro della propria salvezza. D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età. Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello”

Mario Palmaro




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