Un ricordo del 1982 - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
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Un ricordo particolare di don Sandro

Nell’anno 1982, ricorrendo il centenario della nascita di san Francesco di Assisi, gli Ordini Religiosi Francescani,  offrirono al Papa la disponibilità ad effettuare una missione nella  città di Roma. Da tutta Italia aderirono missionari  reclutati tra i vari ordini francescani maschili e femminili. Il numero di missionari che si era reso disponibile riusciva a coprire una ventina di parrocchie. Accogliemmo con gioia ed entusiasmo questa Missione nella  nostra parrocchia .

Si iniziò una serie di incontri preparatorii in Vicariato, e si mise a punto un progetto di accoglienza e di strutturazione della missione. Alla nostra parrocchia erano stati assegnati circa 30 missionari: 15 frati provenienti  da vari ordini:  minori, cappuccini, conventuali,  e altrettante suore e volontarie appartenenti al carisma francescano. La cosa era molto stimolante da un lato ma molto impegnativa dall’altro. Si trattava di programmare visite alle famiglie da parte dei missionari, di organizzare incontri e riunioni di gruppi di persone per un confronto con il Vangelo, di preparare celebrazioni comunitarie di preghiera, di ospitare nelle abitazioni per il riposo notturno i circa 30 missionari, e tutto questo per la durata di circa 15 giorni.

Nelle riunioni preparatorie si pensò di concentrare le energie della parrocchia  e l’impegno delle persone sull’aspetto di evangelizzazione e di inserimento nel territorio sfruttando al massimo la presenza dei missionari per la visita alle famiglie e per la costituzione di gruppi del Vangelo. Per la parte logistica dell’alloggio dei missionari  varie famiglie  ospitarono i missionari nelle proprie case. Rimaneva l’organizzazione del pranzo che si pensò di risolvere pattuendo con l’Istituto “Gerini” sulla via Tiburtina la fornitura di questo servizio ai missionari per i quindici giorni di durata della Missione. Ogni giorno si recavano quindi i missionari a quella sede.

Dopo alcuni giorni dall’inizio della missione ci fu l’Udienza del Papa a tutti i missionari che erano convenuti a Roma e impegnati in questo servizio. Dati gli orari dell’udienza e il tempo necessario per andare e venire, si rientrava in parrocchia  troppo tardi per poter usufruire del servizio mensa presso il Gerini. Si dovette improvvisare per quel giorno un pranzo di “fortuna” nei locali della parrocchia. Facemmo appello ancora una volta alla generosità dei parrocchiani e si allestì una improvvisata cucina con fornelloni, pentoloni e stoviglie nelle sale del catechismo. Con i tavoli e le sedie delle aule si allestì una mensa. I parrocchiani si offrirono per preparare le pietanze da mettere sui piatti. Naturalmente i gusti delle portate e soprattutto il calore dell’accoglienza era del tutto superiore al clima che poteva offrire il “Gerini”. Al  termine di questo pranzo  ”improvvisato” i frati missionari chiesero se si potesse fare ogni giorno un pranzo “di fortuna” come quello sperimentato quel giorno anziché doversi recare ogni giorno fuori zona.

Fu così che, disdetto l’impegno col Gerini, ci si organizzò nel preparare in parrocchia anche il pranzo. Data la perizia delle cuoche e l’estrosità dei parrocchiani il pranzo in parrocchia, di molto più gustoso di quello del Gerini,  soprattutto  creava una comunità ed un intesa  fra gli stessi frati, appartenenti ad ordini e provenienze diverse. Un vero clima di famiglia e di intesa, di reciproca collaborazione e stima; in altre parole una Pentecoste ed una effusione di grazia; a detta dei Missionari era molto più quello che ricevevano in questo vivere insieme e in questo approccio con la realtà della parrocchia e con la gente, che non quello che davano con la loro presenza e la loro parola.

Ricordo anche che la sera dopo cena  si offrì  loro  l’occasione,  di accompagnarli al Teatro Tenda dove si rappresentava il Recital su san Francesco  “Forza venite gente” che riscoteva plausi oltre che per la bravura degli  attori, soprattutto per i contenuti di riflessione e di conoscenza della vita di Francesco  che offriva. L’occasione della Missione suscitò tanto fervore, data l’abbondanza di grazia sperimentata in quei giorni e data la presenza di tanti missionari. Il problema era poi come continuare, una volta partiti i missionari, a dar seguito al lievito disseminato nel territorio della parrocchia. Ricordo alcune messe celebrate nei condomìnii e il sorgere di gruppi del Vangelo in alcune case.

E poi molta della cordialità e della collaborazione suscitata in quei giorni e il clima di famiglia e di appartenenza che si era evidenziato  è rimasta come frutto della missione e motivo di grazia e di fecondità per l’intera parrocchia. Un altro frutto della missione fu la celebrazione della Via Crucis per le strade del quartiere che decidemmo di fare  assieme alla parrocchia di S. Atanasio che pure aveva accolto come noi la missione dei Francescani.  Questa celebrazione della Via Crucis perle strade del Quartiere continuò anche negli anni seguenti.
Un altro motivo si aggiunse così ai tanti altri che abbiamo di ringraziare il Signore.

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