La storia - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
Title
Vai ai contenuti
NOTIZIE STORICHE
DELLA PARROCCHIA SAN ROMANO MARTIRE.
a cura di don Sandro

Essa è nata dallo smembramento del territorio della parrocchia di Sant’ Atanasio che a sua volta era nata desumendone il territorio dalle parrocchie di San Lorenzo, San Michele Arcangelo a  Pietralata e San Giuseppe Artigiano.

I motivi che danno origine alla costituzione di una parrocchia sono normalmente il numero degli abitanti  (circa 10.000 anime) e la lontananza dal luogo di culto. Il territorio del Tiburtino è ancora oggi uno dei più densamente popolati della città. Erano sorte costruzioni intensive e il numero della popolazione richiedeva strutture adeguate.

S. Atanasio era stata costituita come parrocchia nel 1961 ed aveva aperto due luoghi di culto provvisorii: uno in via Arturo Calza, in uno scantinato,  e un altro  al piano stradale in via cave di Pietralata 71 a. Il locale di via Calza durante le pioggie rimaneva spesso allagato e si dovette abbandonare. L’ allora parroco Mons. Bruno Belvederi tanto si adoperò per ottenere un terreno dove poter riunire la comunità di Sant’  Atanasio. E finalmente concretizzò il suo sogno nelle attuali strutture in Via Achille Benedetti. Fu abbandonata la sede di via Calza ma rimase attiva la “cappellina” di via Cave di Pietralata 71 a, per la celebrazione della Messa Domenicale.

I  locali in Via Cave di Pietralata 71 a, costituirono la sede iniziale per la nascente parrocchia di San Romano. Essa fu istituita come “vicecura” in data 20 novembre 1970, dipendente dalla parrocchia di S.Atanasio. Erano locali presi in affitto e costituiti da due stanze per il catechismo e da una stanza più grande per la celebrazione della Messa. Si chiamva: “cappellina dell’Immacolata”. C’era una statua in legno della Madonna Immacolata che riscuoteva la devozione dei fedeli. Ma i locali erano del tutto inadeguati alla numerosa popolazione residente già in oltre 4.000 appartamenti. Ricordo che la domenica, per la distribuzione della comunione era impossibile creare un flusso di movimento per accostarsi all’altare e allora, per arrivare a tutti, passava il sacerdote tra la gente. Ma era come muoversi all’interno dei mezzi pubblici quando sono affollati.

Cominciò per la parrocchia la ricerca di un luogo più ampio e meglio adeguato alla presenza di famiglie in gran parte giovani e quindi con figli in età di catechismo e di sacramenti. C’erano dei terreni non ancora invasi dal cemento ma tutta la zona era vincolata dal costituendo “Asse attrezzato” (che poi non fu più realizzato)  che però impediva ogni progetto ed ogni richiesta presso le competenti autorità.(Comune, Circoscrizione, Piano Regolatore ecc.) Si fece strada la proposta di adibire dei locali appena costruiti per uso negozi, al piano terra di via Cave di Pietralata 43-45 ed ancora non venduti dalla ditta costruttrice. Offrivano una superficie di circa 900 mq. , quasi tutto il piano terra del fabbricato Beltramelli 1 c. Erano centrali nel quartiere e  potevano più utilmente accogliere la numerosa popolazione le molteplici attività della parrocchia.

Dopo oltre due anni di trattative il Vicariato, soprattutto per la premura e la tenacia del Cardinale Vicario Ugo Poletti, acquistò i locali di via Cave di pietralata 45, insieme ad un appartamento al primo piano del fabbricato da destinare ad abitazione dei sacerdoti. Con la prospettiva dei nuovi locali e predisponendo nel contempo la loro necessaria sistemazione, in data 6 febbraio 1973,  si provvide a costituire come parrocchia la iniziale vicecura.

L’ingresso nei nuovi locali avvenne con la Messa nella notte di Natale del 1973 anche se non c’erano ancora le porte di legno della chiesa ma solo serrande di negozio con spifferi d’aria fredda da tutte le parti. Ma fu una festa e una gioia grandissima. Per dirlo con una espressione proverbiale, ci sembrava di toccare il cielo con un dito. Le vicende iniziali della parrocchia sono state segnate da un ampio aspetto di precarietà ma anche da tanto entusiasmo. Il fervore di tutti anziché essere sminuito veniva rafforzato e la partecipazione delle persone, compensava e non faceva pesare la precarietà. Attorno alla figura del sacerdote  che viene inviato nella zona si condensa la simpatia, la collaborazione, la preghiera di tutta una comunità. Così è stato per la nostra parrocchia di San Romano. Quei locali hanno accompagnato la nascita e la crescita di una intera generazione: dal 1973 al 2004 quando finalmente è stata consacrata l’attuale chiesa. Come non vedere a distanza di anni una “Provvidenza Divina” che ha sempre guidato pur fra tante difficoltà le vicende della parrocchia, e come non elevare un corale ed unanime tributo di lode?

Perchè il titolo San Romano

Un vecchio progetto dell’ “Opera per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma” prevedeva già di intitolare una parrocchia al santo martire Romano. ( C’e anche nelle vicinanze una via che porta questo nome ). Il papa Paolo VI, avendo di recente provveduto alla riforma del calendario liturgico, indicava i criteri per il culto dei santi, privilegiando ad esempio la provata loro storicità. E c’era presso il Vicariato una lista di altri santi che rispondessero ai criteri indicati. Ma il decreto di costituzione intitolò a san Romano la nascente struttura.

La festa titolare del Santo Martire cade il 9 agosto ed era allora un periodo in cui molta gente era fuori città per il ferragosto. A me la cosa non dispiaceva, facendomi sentire motivatamente esonerato dal pensare ai festeggiamenti per il Santo. Ma soprattutto quando si attraversavano i difficili momenti per il reperimento del luogo di culto e poi per il successivo andamento di tutta la vita parrocchiale, la mia attenzione era attirata da una statuetta della Madonna che si trovava in una piccola nicchia nella palazzina che ora è adibita ad abitazione dei sacerdoti. Allora la palazzina era disabitata e quasi in abbandono ed anche la statuina della Vergine era piena di polvere e quasi invisibile, senz’altro fuori dall’attenzione dei passanti. Un’altra circostanza venne ad aggiungersi a queste considerazioni. Durante il periodo natalizio, i commercianti della zona, si accordavano per la illuminazione delle strade dei negozi. Il quartiere si vestiva di luce. Si poteva approfittare dell’ aria festosa per far celebrare una qualche festa della parrocchia nella solennità della Immacolata l’8 dicembre. Era quasi un modo per coinvolgere la Regina dei Santi nelle faccende della parrocchia, soprattutto perché Ella sembrava quasi posta  come sorvegliante sui terreni dove poi è stata provvidenzialmente costruita l’ attuale chiesa. E così, nel tempo, la speranza non andò delusa. Ci  si radicava nella devozione alla Madre del Cielo e ci si ricollegava idealmente alla “cappellina della Immacolata” che aveva intitolato il locale di via cave di Pietralata 71 a, da dove si erano iniziati i primi passi per la parroccia di San Romano.

Torna ai contenuti