Articolo giornalino - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
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Articolo per febbraio 2009  Giornalino - il Fedele
"Chiesa - edificio  Chiesa - mistero"

Ogni domenica, ci ritroviamo a celebrare il giorno del Signore nella nostra parrocchia di San Fedele. La chiesa è piccola, ma con le sue vetrate i suoi banchi, le sue campane che sono accanto all’altare, impazienti di essere collocate in alto sul campanile per far sentire la loro voce e chiamare a raccolta i fedeli nel giorno del Signore è veramente bella. Molti la vorrebbero più grande e più capace di accogliere un pubblico più numeroso. Un detto latino, attribuito a non so quale poeta, recita della propria casa: “parva sed apta mihi”: ”piccola ma adatta per me”. O come dice un altro proverbio più conosciuto: “Casa mia casa mia benché piccola tu sia tu mi sembri una Badìa”. Negli ambienti più piccoli si respira spesso un clima di maggiore accoglienza e di più sentito afflato. Ma dalla considerazione della chiesa come edificio, vorremmo passare a parlare della chiesa come mistero. Dio Padre e il Figlio suo Gesù Cristo hanno voluto per noi uomini il Mistero della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II, nel documento che porta il nome “Lumen Gentium”, afferma: “Essendo Cristo la luce delle genti, questo Santo Concilio adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini, annunziando il vangelo ad ogni creatura”. Dunque per prima cosa si afferma che sul volto della Chiesa splende la luce di Cristo. Questo non è sempre così evidente alla prova dei fatti. Ma pensiamo alla storia dei santi che costellano la vita della chiesa e che riflettono i vari aspetti della santità di Cristo. Dopo il primo capitolo viene il secondo che è  intitolato: “il popolo di Dio” e i capitoli successivi dove si parla della gerarchia, dei laici, della universale vocazione alla santità, dei religiosi, e da ultimo della Beata Vergine Maria, anche lei membro della Chiesa.

Così la Chiesa intera - per usare una espressione di san Cipriano - appare come “un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Essa porta con sé nella storia, un mistero di comunione. A Saulo sulla via di Damasco una voce potente rimprovera: “perché mi perseguiti?…Io sono Gesù che tu perseguiti”. (Atti, 9,3-5)

La Chiesa è misteriosamente unita a Cristo: è suo corpo: “ Io quando sarò elevato da terra , attirerò tutti a me”(Gv. 12,32).  “Rimanete in me ed io in voi…Io sono la vite, voi i tralci” (Gv.15,4-5).  Gesù attrae a sé tutti coloro che non si chiudono nel rifiuto. Il suo corpo, consegnato alla morte e glorificato presso Dio, può accogliere in sé la moltitudine, per la quale si è offerto in sacrificio. Questa unità ha inizio con il battesimo e si perfeziona con l’Eucarestia ed è così intima, che Paolo arriva a dire ai cristiani: “Voi siete corpo di Cristo”. (1 Cor.12,27)

Secondo la dottrina del Concilio Vaticano II, “la santa Chiesa è comunità di fede, speranza e carità, ed è stata voluta da Cristo come un organismo visibile sulla terra. Ora la chiesa-istituzione da una parte e il corpo mistico dall’altra, l’aggregazione visibile e la comunità spirituale, la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti, non si devono considerare come due realtà; esse costituiscono al contrario un’unica realtà complessa, fatta di un duplice elemento, umano e divino”.(Lumen Gentium n.8) La comunità storica, concretamente identificabile, è segno di una misteriosa partecipazione alla comunione di amore delle Persone Divine. Giustamente si afferma che Dio è nostro Padre; altrettanto giustamente si può affermare che la Chiesa è nostra madre. Siamo nati alla vita di Dio attraverso l’acqua del Battesimo e questo ci viene attraverso la Chiesa. Il vincolo con cui il Signore incorpora a sé i credenti, è lo Spirito Santo. Ecco a  riguardo tre formule assai incisive. La prima è di S. Paolo: ”Siamo stati immersi in un solo Spirito per essere inseriti in un solo corpo.(1 Cor.12,13)  La seconda è di S. Ireneo: “Come dalla farina non si può fare, senz’acqua, un solo pane, così noi, che siamo molti, non potevamo diventare uno in Cristo Gesù, senza l’acqua che viene dal cielo”.

La terza è del Concilio Vaticano II : “Comunicando il suo Spirito, il Figlio di Dio costituisce i suoi fratelli misticamente suo corpo”.(Lumen Gentium, 7). Uniti intimamente a Cristo mediante lo Spirito, Cristo e la Chiesa si appartengono reciprocamente ma rimangono distinti, come lo sposo e la sposa diventano “una sola carne” ma sono uno di fronte all’altro. L’immagine nuziale integra opportunamente quella del corpo. Già l’amicizia umana è capace di creare una certa unità. Gli amici si incontrano, stanno volentieri insieme, si confidano i segreti più intimi; anzi si trasferiscono in qualche modo l’uno nell’altro, si identificano affettivamente, fino a diventare “un’anima in due corpi”

In questa prospettiva ma a ben diversa profondità, possiamo collocare le parole di Gesù ai suoi discepoli: “Vi Ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ ho fatto conoscere a voi” (Gv.15,15) “Io sono nel Padre e voi in me e io in voi.” (Gv.14,20) Lo Spirito che unisce il Figlio al Padre, in modo simile unisce i discepoli al Figlio per ricondurli al Padre.
In una società dominata spesso da rapporti massificanti e strumentali e caratterizzata da molteplici forme di chiusure individualistiche, è quanto mai importante riscoprire la relazione “sponsale” e quella “familiare” che segnano in profondità il nostro essere in riferimento a Dio.

Se anche le strutture della chiesa favoriscono un migliore rapporto con Dio e un approccio migliore tra i membri della chiesa non possiamo che esserne rallegrati.

don Sandro


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