Don Luca Bottegoni
Era l’estate del 2006, ordinato prete da pochi mesi, quando l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, mi consegnò il numero di telefono della Parrocchia dei Sacri Cuori con una consegna molto precisa: “Questo è il numero della Parrocchia dove andrai a vivere nel tempo dello studio a Roma. Il parroco si chiama don Sandro. Chiamalo e sii bravo!”.
A settembre entrai nella vita presbiterale e pastorale dei Sacri Cuori con don Sandro e don Fabrizio e compresi che ero entrato in una famiglia con due preti, diversissimi nel carattere, ma che si volevano veramente bene.
E’ iniziata così la conoscenza di don Sandro, un uomo di fede e un prete dal cuore sacerdotale specialmente per i malati e per i bisognosi; aperto al futuro e innamorato della musica. Discreto, buono d’animo, intelligente, sagace e ironico, con uno sguardo sempre capace di entrare sapientemente nelle cose della vita.
La mia presenza pastorale è poi coincisa con l’avvicendamento della responsabilità con don Stefano Matricciani e il cambio totale della comunità presbiterale dei Sacri Cuori. Ho continuato a vedermi e a sentirmi con don Sandro, trasferitosi al centro insieme al fratello don Franco. Puntualmente mi chiamava per il compleanno, dandomi il segno di un affetto e di una cordialità che ho sempre apprezzato. C’eravamo sentiti qualche mese prima della morte nell’occasione della dipartita della cara Giuseppina Paglione. La sua consueta giovialità non mi aveva fatto pensare alla sua situazione personale, probabilmente perché non è stato mai un uomo che ha voluto centrare le questioni sulla sua persona.
Dei tanti ricordi, vorrei consegnare l’amore per il Signore cantato, insieme a don Fabrizio e a Padre Costanzo, nel Passio della Domenica delle Palme: un momento intenso e di profonda commozione.
In fondo è stato il mio primo parroco nel ministero e ne ringrazio il Signore per avermelo messo a fianco.
(in foto: la cappellina della Parrocchia Sacri Cuori, tanto desiderata da Don Sandro)